Domenica V di Quaresima / A

La speranza nostra sorella

Ez 37,12-14

Il 24 settembre 1942 Etty Hillesum scrive da Amsterdam dopo aver trascorso un tempo al campo lager nazista di Westerbork, in Olanda, cercando di prestare soccorso e aiuto agli internati in transito e destinati ad altri campi di sterminio:

 

«Tutte le miserie notturne e le solitudini di un’umanità sofferente d’un tratto attraversavano dolorosamente questo mio piccolo cuore (…). Mio Dio sento in me questa chiamata che attraversa tutte le frontiere e che scopre qualcosa di comune in tutte le creature, così diverse e in conflitto l’una con l’altra per tutta la terra. E vorrei parlare di quello che hanno così in comune, con una vocina dolce, ma fino in fondo e con convinzione. Dammi le parole e la forza di dirlo a loro. Voglio innanzitutto essere presente in mezzo ai conflitti e a coloro che soffrono (…). Forse allora avrò il diritto di parlare? Questa intuizione non cessa di scaturire in me e di riscaldarmi il cuore, anche dopo i momenti più difficili da vivere: eppure la vita è così bella! È un sentimento inspiegabile (…). Dammi una sola riga di poesia al giorno, mio Dio, e se qualche volta non posso scriverla, perché non avrò più né carta né luce, la reciterò dolcemente la sera, con gli occhi levati verso il tuo grande cielo» […]