Martin Buber, filosofo e pensatore ebraico, nel suo saggio ‘Il cammino dell’uomo’ rilegge il senso del pellegrinaggio degli umani nella storia me-diante la metafora del cammino esistenziale fatto di partenze, di avvii, di fatiche, di cadute e di ritorni:
«Adamo affronta la voce, riconosce di essere in trappola e confessa: ‘Mi sono nascosto’. Qui inizia il cammino dell’uomo. Il ritorno decisivo a se stessi è nella vita dell’uomo l’inizio del cammino, il sempre nuovo inizio del cammino umano. Ma è decisivo, appunto, solo se conduce al cammino: esiste, infatti, anche un ritorno a se stessi sterile, che porta solo al tormento, alla disperazione e a ulteriori trappole (…). […]